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L’infiammazione sistemica è un momento cruciale nel divenire del processo patologico dell’infezione da COVID-19 e, già nei primi mesi della pandemia, è parso ragionevole contrastare lo stato di iperinfiammazione per ridurre la progressione dei pazienti verso le forme gravi o letali della malattia.

Le sperimentazioni condotte con corticosteroidi o con inibitori specifici delle citochine associate all’iperinfiammazione da COVID-19, hanno mostrato risultati contrastanti, verosimilmente per l’eterogeneità dei pazienti arruolati che presentavano caratteristiche cliniche e di malattia diverse.

É stato quindi ipotizzato che l’eccesso di risposta immunitaria si verifichi già all’inizio della fase polmonare dell’infezione e che, quindi, occorra identificare i pazienti con un rischio elevato di sviluppare una forma grave di malattia per inibire tempestivamente e in modo efficace la cascata infiammatoria.

Lo studio di fase II SAVE ha individuato in suPAR uno strumento per lo screening dei pazienti con polmonite COVID-19, mentre lo studio randomizzato SAVE-MORE ha confermato che l’impiego di suPAR permette di selezionare i pazienti a maggior rischio di progredire verso l’insufficienza respiratoria e avviarli al trattamento precoce con anakinra.

Ref. Chiara TETTAMANTI
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